TEATRO MUNICIPALE
via Verdi, 41- Piacenza
Splendido esempio di architettura tardo settecentesca, il Teatro Municipale di Piacenza fu inaugurato il 10 settembre 1804 con Zamori, ossia l’Eroe delle Indie dramma serio per musica di Giovanni Simone Mayr, musicista bavarese che visse lungamente in Italia a Bergamo e maestro di Gaetano Donizetti. La costruzione del teatro, progettato dall’architetto piacentino Lotario Tomba (autore, fra l’altro, del Palazzo del Governatore in piazza Cavalli) ebbe inizio nel settembre del 1803 per concludersi l’anno successivo. Piacenza fu la prima dell’Emilia ad avere un teatro nuovo, modernamente concepito, capiente e, soprattutto, bello. Parma lo avrà nel 1829, Modena nel 1838, Reggio Emilia nel 1857.
La forma della sala “tre quarti d’ellisse” inventata da Lotario Tomba dopo accurati studi, fu l’innovazione che rivoluzionò i princìpi su cui, fino ad allora, si era basata l’architettura teatrale europea che adottava la forma a “U” o a “ferro di cavallo”. Oltre a rispettare le leggi della fisica (ottima l’acustica), la pianta a “tre quarti d’ellisse” esalta anche l’estetica della sala dandole elegante slancio. Qualità che non sfuggirono agli occhi di un viaggiatore attento quale fu Stendhal di passaggio a Piacenza nel 1816; l’illustre scrittore francese ebbe parole di ammirazione per il teatro definendolo “Tra i più belli, anzi il più bello d’Italia”. Molti pittori, scultori ed artigiani, tra i quali Andrea Guidotti, Paolo Bozzini, Antonio Borea, Luigi Labò, Giuseppe Scaglia, Francesco Puttinati, Gerolamo Magnani, parteciparono in tempi diversi alla creazione ed al completamento degli addobbi e degli arredi realizzando dipinti, intagli, bassorilievi, preziose vetrate a specchio al mercurio e artistiche decorazioni lignee dorate.
Di Domenico Menozzi è il prezioso fondale, o “secondino” (perché collocato dietro al grande sipario) di velluto raffigurante una scena arcadica con lo scorcio di un lago circondato da salici ed un tempio greco. Nel 1830 Alessandro Sanquirico, per anni architetto e scenografo del Teatro alla Scala e valente pittore, modificando il disegno lasciato dal Tomba, progettò la facciata realizzando un duplice porticato coperto da un terrazzo a balaustra sovrastato da un colonnato ionico di grande effetto che sostiene il timpano dove è collocato lo stemma della città. Al Sanquirico e ai suoi allievi, sono attribuite molte altre opere tra cui un “secondino” dipinto con le immagini di una festa campestre.
Tra gli interventi che furono fatti nel corso di questi anni si menziona quello del 1895 quando divenne il primo teatro in Italia ad essere interamente illuminato da lampade ad energia elettrica. Nel 1976 oltre alla realizzazione delle scale di sicurezza ed alla istallazione del sipario “tagliafuoco”, ristrutturando i vasti solai, fu creato il Salone degli Scenografi - un piccolo teatro nel teatro con una capienza di circa 300 posti- e nel 2001 è stato collocato il magnifico lampadario composto da 3450 baguette di cristallo Swarovski. Nel 2004 durante i restauri per il bicentenario della nascita sono stati riportati alla luce i dipinti dei soffitti dei palchi, risistemata la Sala del Ridotto dove ora sono ospitati alcuni cimeli storici del teatro. Nel tempo ha cambiato più volte nome: da Teatro Nuovo a Teatro Comunicativo a Teatro Comunale all’odierno Teatro Municipale. Sul suo palcoscenico si sono esibiti i più grandi artisti di ogni epoca e il suo pubblico è da sempre considerato tra i più competenti ed appassionati, tanto che Ernest Hemingway, in “Addio alle armi” lo definisce “ un teatro severo, un traguardo arduo ma molto importante e prestigioso”... Ha ospitato grandi personalità tra cui i Presidenti della Repubblica: Sandro Pertini (nel maggio 1982), Francesco Cossiga (ottobre 1991) e Carlo Azeglio Ciampi che il 15 settembre 2004 per le Celebrazioni del Bicentenario assistette alla rappresentazione di Nabucco. Dal dicembre 2004 è sede dell’Orchestra Giovanile “Luigi Cherubini” diretta da Riccardo Muti.
Il "Secondino" del Teatro Municipale
L’11 marzo 2007 in occasione di un concerto con i “Gruppi da camera dell’ Orchestra Giovanile “Luigi Cherubini”, è riapparso per la prima volta dopo anni e a seguito gli interventi di restauro, lo storico “fondale di scena”, conosciuto anche come “secondino”. E’ stato restituito al suo teatro dopo cinque mesi di lavoro, dalle restauratrici Daniela Giusti ed Alessandra Piccoli, sotto la guida di Davide Gasparotto, storico dell’arte della Soprintendenza per il Patrimonio Storico e Artistico di Parma e Piacenza.
Per stabilirne lo stato di salute, l’opera, che misura ben 14,40 x 11,20 metri, è stata preliminarmente sottoposta ad analisi del grado di polimerizzazione del supporto tessile e all’indagine del microscopio polarizzatore per investigarne la successione degli strati preparatori e pittorici. Prima di tutto sono state aspirate le polveri che in un secolo e mezzo si erano accumulate e stabilmente annidate sulla tela. Successivamente l’intervento ha riguardato la pulitura, con apposite spugne, della pellicola pittorica; poi è iniziato un paziente lavoro di sutura di un centinaio tra strappi, lacerazioni e tagli dovuti al tempo e all’uso, ricostruendo le porzioni mancanti con inserti della stessa canapa originale. Sono state inoltre rimosse le toppe incollate in passato con materiali non idonei. Infine, sono stati, rifoderati i bordi con tela sintetica ignifuga, applicata con un adesivo termoplastico.
Dopo il trattamento al supporto tessile, si è passati a “rivitalizzare” il dipinto, attenuandone le macchie d’umidità con impacchi localizzati di eteri di cellulosa e concludendo con il ritocco pittorico con acquerelli e tempere delle aree dove il colore era sbiadito. Il restauro è avvenuto in un capannone dell’ex officina militare Staveco, concessa grazie alla generosità del Generale Angelo Ambrosino. Per consentirne il trasporto è stato progettato e costruito un rullo in acciaio e legno lungo 15,60 x 1 metro di diametro. Un lavoro nel suo complesso molto articolato che ha comportato un impegno finanziario di circa cinquantamila euro, sostenuto dalla Regione Emilia Romagna e dal Comune di Piacenza.
L’opera, di gusto neoclassico, rappresenta un paesaggio arcadico con cigni nel laghetto attraversato da un elegante ponte a più arcate. A sinistra viene raffigurato un tempio greco, mentre a destra in primo piano vi è una fontana sormontata dalla statua di Atena. Alle spalle un frondoso salice piangente mentre nello sfondo s’intravede un’esedra. Autore del ‘fondale’ è Domenico Menozzi che lo ha dipinto nel 1826 durante i lavori di abbellimento del teatro voluti dal Cavalier Francesco Grassi, allora Podestà di Piacenza, lavori ai quali partecipò anche il celebre pittore e scenografo della Scala Alessandro Sanquirico, cui si deve l’altro “controsipario”, raffigurante la “Festa campestre di montanari svizzeri e perciò detto del ballo svizzero”. Sanquirico rifece l’ornato del proscenio e dipinse la gran medaglia in mezzo del volto, lasciando ad alcuni de’ migliori artisti gli altri scompartimenti e le fasce tra l’uno e l’altro ordine dei palchetti. Era opera del Sanquirico anche il sipario principale dove figuravasi una danza di montanari svizzeri, assai vago lavoro; il secondario era lavoro squisitissimo dell’egregio Menozzi.
[da “Il Teatro Comunitativo di Piacenza” di L. Galli, dicembre 1858, tip.di A.G.Cairo]
Caratteristiche del teatro
Teatro all’italiana con platea , 2 ordini di palchi, 2 ordini di galleria e un loggione.
Sala: 1121 posti , pavimentazione in legno
Palcoscenico: Boccascena larghezza 13.5m ,palcoscenico larghezza 22.5 m e profondità 15.5m, distanza ballatoi 19 m, altezza graticcia 17m e 21m per i primi 3 metri , pavimentazione in legno con declivio del 5%
SALONE SCENOGRAFI
Via G.Verdi 41 , 29121 Piacenza
Caratteristiche della sala
Ex sala delle scenografie, con platea.
Sala: 300 posti circa, pavimentazione in moquet
Palcoscenico: Modulare con elementi a pantografo 2mx1m, dimensioni 8m di larghezza per 6 di profondità altezza 60 cm, variabile da 20cm a 1m, pavimentazione in legno. Altezza utile sopra il palcoscenico 3.5m
CONCESSIONE D’USO TEMPORANEO DELLE SALE DEI TEATRI COMUNALI
Per il
Teatro municipale (sala grande, ridotto, foyer, salone degli Scenografi)la richiesta va inviata alla Fondazione Teatri di Piacenza secondo le modalità e per le attività previste dai
criteri e tariffe per l’uso temporaneo delle Sale del Teatro Municipale( in vigore dal 1 gennaio 2020 ).
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Modulo richiesta salone degli Scenografi